Quando si parla di email marketing, senza dubbio le aziende aguzzano le orecchie, fiutando – giustamente – le grandi opportunità di business che questo strumento, dopo molti anni, riesce ancora a fornire. Tuttavia, curiosamente le stesse aziende sono ancora legate a una vecchia impostazione delle email, quella per la quale l’utente riesce a leggerla solamente dal computer, come avveniva un tempo. Tutto questo porta a una scarsa conoscenza, e dunque utilizzo, del preheader.
Il preheader di una mail, diffuso in particolar modo su smartphone e tablet, è quella porzione di testo che viene visualizzata quando il messaggio è impilato a tutti gli altri nella casella di posta, ovvero la porzione di testo che segue immediatamente l’oggetto.
Proprio in quanto primissima parte del contenuto del messaggio, il preheader non può essere lasciato alla mercé di se stesso: deve essere curato nei minimi particolari. Ecco, quindi, gli errori col preheader da non commettere.
Innanzitutto, l’errore principale è quello di non inserirlo. Si tratta di uno svantaggio perché la sua assenza può portare a due distinti problemi, ovvero la presenza di un antiestetico messaggio bianco o, peggio, il filling automatico da parte del client, il quale può inserire le prime parole che trova nel testo. Si tratta senza dubbio di un errore, poiché denota uno scarso interesse e una professionalità nulla da parte del brand. Tu saresti invogliato/a ad aprire una mail simile?
Uno degli errori col preheader simile al precedente, nonché altrettanto comune, consiste nel duplicare l’oggetto. Si tratta di uno spreco di spazio e opportunità, causato solo dalla pigrizia, perché il preheader è, dopo l’oggetto, la parte principale del messaggio, che dà un’idea di ciò che si vuole comunicare. Il suo mancato utilizzo non può che essere tradotto con una parola: spreco.
A seconda del client che usa l’utente (nel caso in cui il tuo messaggio sia dedicato a un target ben specifico, faresti meglio a scoprire di quale si tratta) i caratteri a disposizione possono variare tra 100 e 150 circa. Non utilizzarli tutti è un altro tra i più “gettonati” errori del preheader, facilmente evitabili.
Se proprio non si riesce a utilizzare tutti i caratteri (il che può essere, in alcuni casi, accettabile), è quantomeno consigliabile di assicurarsi che le keywords e il messaggio sia individuabile sin dalle primissime parole: anche se può sembrare irrilevante, ci sono studi che dimostrano che se il messaggio è spostato oltre i 50 caratteri del preheader l’interesse dell’utente cala drasticamente.
Infine, quale altro metodo se non utilizzare immediatamente delle emoji per invogliare all’apertura? In un’asettica pila di messaggi di posta, quella faccina con gli occhi a cuoricini oppure l’emoji della tromba possono fare la differenza, e spingere l’utente ad aprire il messaggio.
Se vuoi conoscere tutti gli altri errori del preheader e le soluzioni per porvi rimedio, non esitare a contattarci!